Un animaletto domestico, docile, obbediente. Il suo sorriso si intravede dall’alto di un paio di jeans a vita bassa, oppure dal basso di una gonna spiritosa. Quando esce al guinzaglio della sua padroncina tutti l’ammirano per quello che è. Una meraviglia della natura, i due emisferi delle vecchie carte geografiche della scuola della nostra infanzia, due mondi che si abbracciano e si strofinano. Come la luna è la nostra compagna nelle notti insonni d’estate, così queste lune gemelle sono il pianeta attorno al quale noi satelliti mortali sognamo di appartenere, ogni volta che le vediamo discendere e risalire, ora una, ora l’altra, che giocano con la nostra fantasia e il nostro desiderio. Ma ci dobbiamo accontentare di ruotargli attorno, anche per l’eternità. Una torta alla panna, che ci ondeggia davanti agli occhi e che un paio di tacchi a spillo strappa via dal nostro respiro mozzato.

lunedì 2 aprile 2012

Chiara 3 - L'amica di mia figlia

Mentre mi baciava ondeggiava con tutto il corpo, in preda ad ondate di eccitazione. Erano anni che non vedevo una donna eccitata in quel modo. In effetti a vent’anni la passione brucia nel vero senso della parola.
Mi infilò una mano dei pantaloncini, dove il mio amico sembrò dire “finalmente qualcuno pensa anche a me” ed incominciò a mastrurbarmi lentamente, mentre aveva preso a baciarmi dietro le orecchie.
A quel punto mi alzai in piedi e questo gesto fece cadere i pantaloncini per terra, lasciando il mio membro all’altezza della faccia di Chiara, che approfittò della situazione.
Gemeva di passione mentre provvedeva al mio amico, come una bambina alle prese con il suo gelato preferito. Decisi di darle un po’ di soddisfazione.
La portai davanti alla finestra e le chiesi se potevo farle delle foto, specialmente al suo fantastico culo. Lei sorrise soddisfatta, avendo ben capito da tempo quale era la parte del suo corpo che preferivo. Lei si spogliò e rimase in tanga e reggiseno, mettendo in mostra un culo semplicemente perfetto, un mappamodo spaccato a metà, sorretto da due cosce muscolose e perfette. Ero eccitato da impazzire e non la feci aspettare molto.
La feci sdraiare a gambe larghe sul letto ed iniziai a baciarle la schiena, poi a scendere, fino in mezzo al mappamondo e al buchetto posteriore, leccando dolcemente e stimolandola con un ditino.
Lei pretendeva la penetrazione, non ce la faceva più, aveva dei tremori inusitati ogni volta che avvicinavo il dito alla sua micetta.
Decisi quindi di soddisfarla. Le presi il bacino e la misi in ginocchio davanti a me. Iniziai a penetrarla. Come ogni giovane donna non ancora diventata mamma la sua vagina era molto stretta, seppur elastica e dovetti procedere lentamente, cercando di lubrificarla il più possibile. Alla fine le diedi un colpo fino in fondo e lei emise un urlo strozzato e abbassò la testa fino ad immergerla nel cuscino.
Io le presi le spalle e la rialzai, mettendole la mano destra sul davanti, prima sul seno e poi a scendere, dandole ogni tanto un colpetto per non farle scendere l’eccitazione.
Dopo poco, accecato dall’eccitazione, le presi i capelli e me li girai attorno al polso, a mo’ di briglia e glieli tirai. Lei mi disse “scopami, ora! Non ce la faccio più, per favore!”
Fu come dare fuoco alle polveri. Iniziai a pompare e a tirarla per i capelli e lei urlava sempre più forte,  fino ad esplodere in un urlo straziante, accompagnato da un tremore irrefrenabile e da una pioggia di umori tale da inzuppare tutto il letto.
Per la miseria! Non avevo mai visto un orgasmo così devastante!
Riposammo per qualche minuto e ci alzammo per un caffè ristoratore. Poi iniziammo nuovamente a baciarci e facemmo l’amore per tutto il giorno. Meno male che mia figlia era fuori per qualche giorno. Come glielo avremmo spiegato?