Mentre mi baciava ondeggiava con tutto il corpo, in preda ad
ondate di eccitazione. Erano anni che non vedevo una donna eccitata in quel
modo. In effetti a vent’anni la passione brucia nel vero senso della parola.
Mi infilò una mano dei pantaloncini, dove il mio amico
sembrò dire “finalmente qualcuno pensa anche a me” ed incominciò a mastrurbarmi
lentamente, mentre aveva preso a baciarmi dietro le orecchie.
A quel punto mi alzai in piedi e questo gesto fece cadere i
pantaloncini per terra, lasciando il mio membro all’altezza della faccia di
Chiara, che approfittò della situazione.
Gemeva di passione mentre provvedeva al mio amico, come una
bambina alle prese con il suo gelato preferito. Decisi di darle un po’ di soddisfazione.
La portai davanti alla finestra e le chiesi se potevo farle
delle foto, specialmente al suo fantastico culo. Lei sorrise soddisfatta,
avendo ben capito da tempo quale era la parte del suo corpo che preferivo. Lei
si spogliò e rimase in tanga e reggiseno, mettendo in mostra un culo
semplicemente perfetto, un mappamodo spaccato a metà, sorretto da due cosce
muscolose e perfette. Ero eccitato da impazzire e non la feci aspettare molto.
La feci sdraiare a gambe larghe sul letto ed iniziai a
baciarle la schiena, poi a scendere, fino in mezzo al mappamondo e al buchetto
posteriore, leccando dolcemente e stimolandola con un ditino.
Lei pretendeva la penetrazione, non ce la faceva più, aveva
dei tremori inusitati ogni volta che avvicinavo il dito alla sua micetta.
Decisi quindi di soddisfarla. Le presi il bacino e la misi
in ginocchio davanti a me. Iniziai a penetrarla. Come ogni giovane donna non
ancora diventata mamma la sua vagina era molto stretta, seppur elastica e
dovetti procedere lentamente, cercando di lubrificarla il più possibile. Alla
fine le diedi un colpo fino in fondo e lei emise un urlo strozzato e abbassò la
testa fino ad immergerla nel cuscino.
Io le presi le spalle e la rialzai, mettendole la mano
destra sul davanti, prima sul seno e poi a scendere, dandole ogni tanto un
colpetto per non farle scendere l’eccitazione.
Dopo poco, accecato dall’eccitazione, le presi i capelli e
me li girai attorno al polso, a mo’ di briglia e glieli tirai. Lei mi disse “scopami,
ora! Non ce la faccio più, per favore!”
Fu come dare fuoco alle polveri. Iniziai a pompare e a
tirarla per i capelli e lei urlava sempre più forte, fino ad esplodere in un urlo straziante,
accompagnato da un tremore irrefrenabile e da una pioggia di umori tale da
inzuppare tutto il letto.
Per la miseria! Non avevo mai visto un orgasmo così
devastante!