Un animaletto domestico, docile, obbediente. Il suo sorriso si intravede dall’alto di un paio di jeans a vita bassa, oppure dal basso di una gonna spiritosa. Quando esce al guinzaglio della sua padroncina tutti l’ammirano per quello che è. Una meraviglia della natura, i due emisferi delle vecchie carte geografiche della scuola della nostra infanzia, due mondi che si abbracciano e si strofinano. Come la luna è la nostra compagna nelle notti insonni d’estate, così queste lune gemelle sono il pianeta attorno al quale noi satelliti mortali sognamo di appartenere, ogni volta che le vediamo discendere e risalire, ora una, ora l’altra, che giocano con la nostra fantasia e il nostro desiderio. Ma ci dobbiamo accontentare di ruotargli attorno, anche per l’eternità. Una torta alla panna, che ci ondeggia davanti agli occhi e che un paio di tacchi a spillo strappa via dal nostro respiro mozzato.

sabato 17 marzo 2012

Carmen - La mia vicina di casa

La mattina ogni tanto mi capita di stare fino a tardi a casa. Per finire qualche lavoro al computer, per fare un po’ di spesa. Molte volte invece mi capita di starmene solo e di sentire le voci delle persone che vanno al lavoro e che corrono veloci a fianco al mio portone. Tra tutte queste voci, quella che mi ha sempre fatto attizzare veramente è quella di Carmen.
E’ la mia vicina di casa e abita sopra al mio appartamento. E’ una donna non più giovane, sarà sui quarantacinque. Ha un marito che lavora all’estero, mi pare in Arabia, o da quelle parti, che torna a casa ogni tanto, credo ogni tre o sei mesi. Me ne accorgo quando torna perché la notte del suo ritorno dalla camera da letto di Carmen si sentono delle belle urla. Confesso che da un po’ avevo iniziato a invidiare il marito di Carmen.
Ogni tre mesi è comunque un po’ poco per una donna come quella. Un metro e settanta, due tette di tutto rispetto e un culo, signori miei, che grida vendetta. Dovevo decidere quando sarebbe potuto succedere. Il marito era andato via da un paio di settimane e decisi che il momento per agire era arrivato.
Lei faceva i turni in fabbrica e aveva una figlia che all’epoca andava alla scuola media. Così spesso la mattina accompagnava la figlia e poi la sentivo rientrare. Ci conoscevamo un po’. Qualche riunione di condominio, qualche battuta. L’ultima volta che l’avevo incontrata l’avevo trovata in vena di chiacchiere e di confidenze. Infatti, mentre si parlava del più e del meno, lei si interruppe e mi buttò lì questa frase:
 - Certo che vita solitaria che ci tocca fare. Senza nessuno con cui parlare la sera, televisione e poi a letto da soli. Senza un po’ di calore umano.

 Dicendo così, fece il gesto di abbracciarsi, guardando nel vuoto, con un bel sospiro alla fine.

 - Effettivamente, da quando sono separato, anche io soffro parecchio questa cosa. Prima tornavo la sera a casa e c’erano mia moglie e i ragazzi, era tutta un’altra cosa. Adesso, se mi va bene, vedo il culo di Valeria Marini o di Raffaella Fico all’Isola dei Famosi!

 Scoppiò a ridere. La voce profonda e sensuale già mi sbatteva su e giù l’ormone. Ma la risata era qualcosa di sconvolgente.

 - Ah, vedo che anche tu soffri di solitudine. Ti vedo qualche volta uscire la mattina tardi da solo e questa cosa me la sono sempre chiesta. Chissà se è fidanzato, se vede qualcuno.
 - Magari. Sono solo come un cane. Da sei mesi, ormai – dissi sconsolato.
- Ma come! Un bell’uomo come te!
- Sai, non è semplice trovare la donna che ti piace. Poi magari cerchi, cerchi e la trovi più vicino di quanto pensi.
 Pausa. Quella frasetta detta in quel modo, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi nerissimi, aveva detto tanto, tantissimo.
 - Già. Magari basta poco. Guardarsi un po’ intorno. Magari una persona che si conosce, che non penseresti mai… la vita è strana.

 Quella conversazione fu la svolta nel nostro rapporto. Dopo un paio di giorni, venne a casa mia, con la scusa di leggere una cosa del condominio. Io le preparai un caffè e passammo una bella oretta a chiacchierare di storie d’amore passate e di sogni per il futuro.

Era inutile fare finta di nulla, tra di noi stava nascendo qualcosa in più di un semplice rapporto di buon vicinato. Bisognava solo trovare il modo per portare a meta a questione. E non era semplice.

Il caso volle che la settimana dopo, la figlia di Carmen andasse in gita con la scuola, tre giorni. E fu proprio lei a dirmelo, con un messaggino.

 - Marco, la settimana prossima sei a cena da me. Chiara va in gita tre giorni e sto da sola. Ti piace il pesce? Accidenti. Le cose vanno veloci. Gli risposi di sì, per me non c’era alcun problema.

 Mercoledì sera. Torno a casa un po’ prima, passo a prendere un po’ di fiori e mi metto un po’ in tiro. Mentre salgo incrocio la signora Terminati, il servizio informazioni del condominio. Eh già. E se poi lo scopre il marito? A questa cosa sinceramente non avevo pensato.

- Buonasera Carmen! – le dissi porgendole i fiori.
- Grazie! – fece lei, portandoseli in grembo – quanto tempo è che non mi regalano dei fiori. Mamma mia che belli!
- Non mi dire che tuo marito non ti regala mai dei fiori – dissi con un tono un po’ scherzoso
- Ma chi? Gianni? Ma figurati. Quello arriva, mi comanda a bacchetta e se ne va. Di uno così posso anche fare a meno!
- Ah non andate d’accordo? A giudicare da quello che si sente la notte quando c’è lui, non si direbbe! – la considerazione era d’obbligo e la feci.
- Vabbè, purtroppo io ho solo un uomo che torna a casa ogni sei mesi e quando torna almeno che faccia il suo dovere coniugale. Che ultimamente ormai non è neanche tanto in grado di portare a termine.

 Allora, in trenta secondi avevo capito che 1) Lei non andava molto d’accordo con il marito, per non dire per niente; 2) Ha solo un uomo, purtroppo. Il che fa pensare che è un po’ poco. D’altronde sono stato invitato a cena da lei, da soli; 3) Che il marito non è più molto interessato a lei e nonostante questo lei urla come un’assatanata quando fanno l’amore. 4) che cosa altro mi sarebbe servito per provarci? Un invito in carta bollata?

 Tutto perfetto. Spaghetti allo scoglio, un po’ di frittura (cotta a puntino, ma come fa?) e soprattutto un pesce al forno in crosta di patate. Per chiudere il tutto, una bella torta al cioccolato, piccola ma buonissima. Che cuoca. E che donna! Per l’occasione aveva messo una bella camicetta scura, ben aperta sul davanti, una gonna lucida e un paio di calze nere molto sexy. Niente tacco, ma stiamo in casa, andava bene anche così.
 La prima bottiglia di Maria Costanza (perfino il vino, insuperabile!) scorre via rapidamente e i tredici gradi e mezzo si fanno sentire presto. Dopo aver giocato un bel po’ sull’argomento sesso, l’atmosfera si è fatta veramente bollente. Lei non mi stacca gli occhi di dosso e si passa continuamente la mano nei capelli. Io non riesco a far uscire il mio sguardo dalla sua scollatura.
 - Ma tuo marito non dice niente che inviti degli amici a cena quando sei da sola?
- Ma non pensare a lui, lui non c’è. E quando c’è non mi interessa niente di lui – così dicendo, allungò la mano sinistra e prese la mia mano, dolcemente. Io portai la sua mano alla bocca ed iniziai a baciarla sul palmo e poi piano piano sul dorso. Per tutta risposta lei si alzò e si sedette in braccio a me. Iniziammo a baciarci dolcemente.

E fu così che dopo pochi minuti prima la mia camicia e poi la sua sparirono dalla scena. Poi toccò ai miei pantaloni. Rimasi in piedi, con gli slip e il mio coso che bussava per uscire. Lei molto rapidamente, mi tolse tutto e cominciò un dialogo stretto con il mio amico. Ad entrambi la conversazione piaceva molto.

Lei era veramente molto brava e questa cosa durò fino a che mi fece venire nella sua bocca. Lei si pulì velocemente. Io, imbarazzatissimo, iniziai a riprendere i miei vestiti.

- Ma che fai, te ne vai? La notte è lunga – mi fece fermandomi la mano. Mi baciò profondamente e riprese in mano la questione. Che in breve si fece nuovamente interessante. Ci accomodammo in camera da letto e lei si liberò della gonna, mettendo in mostra quello per cui ero arrivato fino lì.

Un culo bello, sodo e grande, appena incorniciato con un minuscolo perizoma.

La feci mettere in ginocchio sul letto, di spalle. Con le gambe allargate, in modo che tutto quello che serviva si vedesse veramente bene.

 - Una foto per la stampa? – mentre lo dicevo scattai col cellulare.

- Ma che fai? – mi disse lei, un po’ sorpresa.
- Niente, è una cosa mia. Tengo tutte le foto delle donne con cui ho avuto esperienze. Un po’ di sano voyeurismo.
- Contento tu – la cosa non la interessava più di tanto – ma quando vieni qui da me?

Non finì neanche la frase che le fui dietro. L’abbracciai palpando il seno e lei ebbe un sussulto. Iniziai a baciarla sul collo. Era eccitata in un modo incredibile, voleva assolutamente che la penetrassi.
Un attimo signora. La notte è lunga.

Scesi piano piano sulla schiena con le labbra. Poi iniziai a leccarla sotto il perizoma. Lei gemeva e sospirava come una neonata. Quando le tolsi il perizoma era completamente bagnata e pronta. La rimisi in posizione e la penetrai.

Lei fece un urlo, poi prese il cuscino e se lo portò alla bocca. Va bene che il marito non contava nulla, ma un minimo di apparenza andava comunque mantenuta.

Presi quella meraviglia con le mani ed iniziai a pompare. Le sue urla soffocate erano come delle scariche elettriche di piacere.
Quando arrivammo, assieme, ci sdraiammo uno a fianco all’altra. Ma lei dopo poco ricominciò a giocare con il mio attrezzo e lentamente ricominciammo.
Andammo avanti senza sosta, per tre ore. Venni quattro volte. Il giorno qualcuno suonò alla mia porta e io mi resi conto mentre andavo ad aprire che mi tremavano le gambe.

Carmen mi chiese se avevo programmi per la cena. Io le dissi che era invitata a casa mia.
Feci una bella colazione: prosciutto, uova, frutta e yogurt. Mi aspettava una giornata impegnativa, per non parlare della serata!

 

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