Un animaletto domestico, docile, obbediente. Il suo sorriso si intravede dall’alto di un paio di jeans a vita bassa, oppure dal basso di una gonna spiritosa. Quando esce al guinzaglio della sua padroncina tutti l’ammirano per quello che è. Una meraviglia della natura, i due emisferi delle vecchie carte geografiche della scuola della nostra infanzia, due mondi che si abbracciano e si strofinano. Come la luna è la nostra compagna nelle notti insonni d’estate, così queste lune gemelle sono il pianeta attorno al quale noi satelliti mortali sognamo di appartenere, ogni volta che le vediamo discendere e risalire, ora una, ora l’altra, che giocano con la nostra fantasia e il nostro desiderio. Ma ci dobbiamo accontentare di ruotargli attorno, anche per l’eternità. Una torta alla panna, che ci ondeggia davanti agli occhi e che un paio di tacchi a spillo strappa via dal nostro respiro mozzato.

martedì 20 marzo 2012

Diane 2 - I cioccolatini

Sul lavoro era una tosta, Diane. Sempre concentrata, sempre tutto sotto controllo. Se c’è un problema da qualche parte, si fa in quattro per risolverlo. Poi è sempre lì a spronare tutti a concentrarsi e a lavorare bene. Insomma, una brava ragazza, ma anche una bella rompipalle!

-          Secondo me gli manca qualcosa – mi dice Enrico alla macchinetta del caffè.
-          Lo penso anche io – gli dico ammiccando.
-          Sai se questa ti prende? Ti gira e ti rigira come un calzino! – mi fa lui scoppiando a ridere.

Io invece non l’ascoltavo più. Avevo cominciato a pensare a questa cosa e, come sempre, la curiosità mi iniziava a divorare. Chissà cosa ti faceva lei se veramente ti avesse messo le mani addosso.
Enrico mi conosceva abbastanza bene e sapeva che poi alla fine io ci provavo sempre. Non sono mai stato uno che ci provava con tutte,  come sempre devo capire dall’altra parte se c’è terreno fertile. Non mi piacciono i due di picche né le perdite di tempo.
Come insegnano nelle scuole di pugilato, se l’avversario ha un punto debole, devi picchiare sempre lì. Per quanto sia forte, prima o poi cede.
Avevo notato che le piaceva la cioccolata. Non era molto, ma un piccolo punto debole. Una sera ho attraversato la città per andare in quella pasticceria artigianale dove facevano dei cioccolatini con una crema all’interno che solo a metterla sulla lingua avevi le allucinazioni di piacere. Me ne sono presi un bel po’ e me li sono portati.
Il giorno dopo, ne ho portati tre in ufficio. Tutti e tre seduti attorno al tavolo, mi sono rivolto verso di lei e gliene ho offerto subito uno.  Lei mi ha guardato, un po’ interdetta, forse pensando che per un bel po’ di giorni non l’ho assolutamente calcolata (almeno lei pensava questo), ma poi ha sguainato il suo più bel sorriso.

-          Thank you! – mi ha fatto prendendomi lentamente il cioccolato dalla mano e guardandomi negli occhi. E questo non è niente, tesoro, metti in bocca questa meraviglia e vediamo che succede.
-          Oh my god! – Diane chiuse gli occhi e assaporò per un paio di minuti, d’orologio, quello che aveva in bocca.

La cioccolata aveva un effetto fantastico su di lei. Io ed Enrico avevamo scoperto che dopo un cioccolatino, per un paio d’ore era assolutamente tranquilla e sorridente, affabile. Quando rompeva un po’, cioccolatino e via. L’unico problema è che consumava una bella quantità di cioccolata e io dovevo spesso andare dal mio fornitore a fare scorta e quindi attraversare tutta la città.
Ma ecco che forse questa poteva essere una bella occasione per portarmela un po’ a spasso per la città.
Detto fatto. Una mattina le proposi di accompagnarmi il pomeriggio a comprare i cioccolatini. Lei pareva non aspettasse altro. Mi sparò una raffica di ok, that’s great, wonderful… che Enrico se la rideva sotto i baffi.
Alle sei in punto uscimmo e prendemmo la metro. Lei indossava una minigonna piuttosto aderente con il solito tacco e stava facendo impazzire il mio ormone. Per guardarle il culo devo aspettare che si incamminasse davanti a me, un po’ poco.
Fuori dal lavoro era proprio un’altra cosa, Diane. Con quelle tre parole di italiano che si era imparata sapeva anche fare delle buone imitazioni. L’imitazione di Enrico mi fa letteralmente sbellicare. Così feci anche la sua imitazione di quando ha mangiato il primo cioccolatino e lei si fece una risata talmente contagiosa che metà del vagone della metro iniziò a ridere con lei. Stavamo andando alla grande!
Arrivammo dal mio spacciatore di cioccolata, che appena mi vide sfoderò un sorrisone. Ad avercene di clienti come te, sembrava dirmi tra i denti.
Dopo le presentazioni, dissi a lui, con un po’ di ammiccamenti, che lei era innamorata dei suoi cioccolatini e avrei voluto qualcosa di speciale per la serata. Lui capì al volo e sparì dietro al bancone. Dopo pochi minuti riapparve con una bella confezione dei nostri cioccolatini preferiti e una piccola confezione trasparente, con all’interno due cioccolatini, uno celestino con scritto “il” e uno rosa con scritto “elle”. Cosa è, un contraccettivo sotto forma di cioccolata, gli dissi scherzando.
Lui invece, con fare serio, mi spiegò il funzionamento di quella confezione.
E non ero sono andato molto lontano con l’immaginazione. La nascosi rapidamente e porsi a Diane un cioccolatino per distrarla.
La portai a cena e passammo una serata molto divertente, tra un’imitazione ed un’altra. Finalmente, Diane si aprì un po’ e mi raccontò un po’ di lei, che aveva ormai trent’anni e le sarebbe piaciuto mettere su famiglia. Ma visto il lavoro che faceva, un rapporto stabile non riesciva ad averlo e quindi avrebbe voluto cambiare lavoro. Le chiesi se era fidanzata e lei mi disse che ormai non lo era da tempo immemorabile, forse un paio d’anni. Anche io, le spiegai, avevo problemi analoghi ai suoi ed ero alla ricerca di una donna speciale. O che almeno, fosse appassionata di cioccolata.
A questa battuta lei, complice il borgogna, scoppiò nella sua risata che presto contagiò i tavoli vicini. Mi stavo innamorando?

2-Continua

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