Sul lavoro era una tosta, Diane. Sempre concentrata, sempre
tutto sotto controllo. Se c’è un problema da qualche parte, si fa in quattro
per risolverlo. Poi è sempre lì a spronare tutti a concentrarsi e a lavorare
bene. Insomma, una brava ragazza, ma anche una bella rompipalle!
-
Secondo me gli manca qualcosa – mi dice Enrico alla
macchinetta del caffè.
-
Lo penso anche io – gli dico ammiccando.
-
Sai se questa ti prende? Ti gira e ti rigira come un
calzino! – mi fa lui scoppiando a ridere.
Io invece non l’ascoltavo più. Avevo cominciato a pensare a
questa cosa e, come sempre, la curiosità mi iniziava a divorare. Chissà cosa ti
faceva lei se veramente ti avesse messo le mani addosso.
Enrico mi conosceva abbastanza bene e sapeva che poi alla
fine io ci provavo sempre. Non sono mai stato uno che ci provava con
tutte, come sempre devo capire
dall’altra parte se c’è terreno fertile. Non mi piacciono i due di picche né le
perdite di tempo.
Come insegnano nelle scuole di pugilato, se l’avversario ha
un punto debole, devi picchiare sempre lì. Per quanto sia forte, prima o poi
cede.
Avevo notato che le piaceva la cioccolata. Non era molto, ma
un piccolo punto debole. Una sera ho attraversato la città per andare in quella
pasticceria artigianale dove facevano dei cioccolatini con una crema
all’interno che solo a metterla sulla lingua avevi le allucinazioni di piacere.
Me ne sono presi un bel po’ e me li sono portati.
Il giorno dopo, ne ho portati tre in ufficio. Tutti e tre
seduti attorno al tavolo, mi sono rivolto verso di lei e gliene ho offerto
subito uno. Lei mi ha guardato, un po’
interdetta, forse pensando che per un bel po’ di giorni non l’ho assolutamente
calcolata (almeno lei pensava questo), ma poi ha sguainato il suo più bel
sorriso.
-
Thank you! – mi ha fatto prendendomi lentamente il
cioccolato dalla mano e guardandomi negli occhi. E questo non è niente, tesoro,
metti in bocca questa meraviglia e vediamo che succede.
-
Oh my god! – Diane chiuse gli occhi e assaporò per un
paio di minuti, d’orologio, quello che aveva in bocca.
La cioccolata aveva un effetto fantastico su di lei. Io ed
Enrico avevamo scoperto che dopo un cioccolatino, per un paio d’ore era
assolutamente tranquilla e sorridente, affabile. Quando rompeva un po’,
cioccolatino e via. L’unico problema è che consumava una bella quantità di
cioccolata e io dovevo spesso andare dal mio fornitore a fare scorta e quindi
attraversare tutta la città.
Ma ecco che forse questa poteva essere una bella occasione
per portarmela un po’ a spasso per la città.
Detto fatto. Una mattina le proposi di accompagnarmi il
pomeriggio a comprare i cioccolatini. Lei pareva non aspettasse altro. Mi sparò
una raffica di ok, that’s great, wonderful… che Enrico se la rideva sotto i
baffi.
Alle sei in punto uscimmo e prendemmo la metro. Lei indossava
una minigonna piuttosto aderente con il solito tacco e stava facendo impazzire il
mio ormone. Per guardarle il culo devo aspettare che si incamminasse davanti a
me, un po’ poco.
Fuori dal lavoro era proprio un’altra cosa, Diane. Con
quelle tre parole di italiano che si era imparata sapeva anche fare delle buone
imitazioni. L’imitazione di Enrico mi fa letteralmente sbellicare. Così feci
anche la sua imitazione di quando ha mangiato il primo cioccolatino e lei si
fece una risata talmente contagiosa che metà del vagone della metro iniziò a
ridere con lei. Stavamo andando alla grande!
Arrivammo dal mio spacciatore di cioccolata, che appena mi vide
sfoderò un sorrisone. Ad avercene di clienti come te, sembrava dirmi tra i
denti.
Dopo le presentazioni, dissi a lui, con un po’ di
ammiccamenti, che lei era innamorata dei suoi cioccolatini e avrei voluto qualcosa
di speciale per la serata. Lui capì al volo e sparì dietro al bancone. Dopo
pochi minuti riapparve con una bella confezione dei nostri cioccolatini
preferiti e una piccola confezione trasparente, con all’interno due
cioccolatini, uno celestino con scritto “il” e uno rosa con scritto “elle”.
Cosa è, un contraccettivo sotto forma di cioccolata, gli dissi scherzando.
Lui invece, con fare serio, mi spiegò il funzionamento di
quella confezione.
E non ero sono andato molto lontano con l’immaginazione. La
nascosi rapidamente e porsi a Diane un cioccolatino per distrarla.
La portai a cena e passammo una serata molto divertente, tra
un’imitazione ed un’altra. Finalmente, Diane si aprì un po’ e mi raccontò un po’
di lei, che aveva ormai trent’anni e le sarebbe piaciuto mettere su famiglia. Ma
visto il lavoro che faceva, un rapporto stabile non riesciva ad averlo e quindi
avrebbe voluto cambiare lavoro. Le chiesi se era fidanzata e lei mi disse che
ormai non lo era da tempo immemorabile, forse un paio d’anni. Anche io, le spiegai,
avevo problemi analoghi ai suoi ed ero alla ricerca di una donna speciale. O
che almeno, fosse appassionata di cioccolata.
2-Continua
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