- Ti piace?
Sono un po’ interdetto. Non me lo aspettavo.
- Non ti piace?
Il tuo sorriso è un po’ spento, hai visto lo stupore sul mio viso. Capirai. Io adoro le donne con i capelli lunghi. E tu te li sei tagliati corti. Ma veramente corti!
Ok, devo farti comunque un complimento.
- No, non è che non mi piaci, è che non me lo aspettavo.
Meno male, la tua tensione si scioglie in un sorriso. La mia Aida Yespica ha i capelli corti ma è sempre la mia Aida.
- Vieni Marco. Il tuo caffè è quasi pronto.
Un mese. Da un mese stiamo assieme, io e Aida. Non mi basta mai. Come i veri innamorati, ci vediamo ogni giorno. Se riusciamo a vederci la mattina, facciamo anche l’amore. Sempre e intensamente. Una donna appassionata e felice, ecco quello che sei diventata.
Il caffè è buonissimo e caldo, come te. Ormai hai capito anche che sono un appassionato di foto, per cui ti metti davanti lo specchio in posa e aspetti i miei scatti. Non sono un fotografo professionista, sono semplicemente un collezionista di foto. Di bei culi, in particolare.
- Siediti qui, Marco
Ci sediamo sul bordo del letto. Ormai i nostri corpi si attraggono automaticamente, senza possibilità di scampo. Il mio cuore batte sempre all’impazzata. La tua bocca mi fa impazzire, potrei anche baciarti senza fare altro e saprei quale può essere uno scopo per vivere.
Ti tolgo il reggiseno e comincio a baciare i tuoi seni, a partire da sotto, piano piano.
Tu ti stendi sul letto e ti levi il perizoma. L’odore del tuo sesso arriva fortissimo e mi fa girare la testa.
Scendo con la lingua e comincio a solleticare il tuo boschetto ben curato, poi scendo ancora, fino alla porta proibita del piacere.
Non so che fare. Vorrei vedere se mi fai fare un giretto anche dall’altra parte.
Intanto continuo a solleticarti e a leccarti sopra e sotto.
Mi sdraio e tu mi sei sopra e mi restituisci il favore. Poi cominci a strofinare il tuo seno di marmo sul mio sesso.
- Ora facciamo una cosa che mi piace tanto!
Mentre mi dici questo, ti giri di spalle, ti metti a cavallo del mio viso e mi offri la tua micetta, mentre prendi a lavorare anche tu di bocca con il mio sesso. Dopo poco la nostra passione colmina contemporaneamente. Ma tu non hai nessuna voglia di smettere.
Ricominci a stimolarmi e in un paio di minuti sono di nuovo pronto. E tu ti trasferisci con il bacino dalle parti del mio pene. Mi dai le spalle e vedo benissimo il tuo sedere aprirsi e strofinarsi.
Poi in un attimo te lo infili dentro e inizi lentamente a cavalcare. Sento i muscoli della tua vagina che stringono a morte il mio povero attrezzo. Sempre più velocememente. Le tue urla soffocate aumentano fino a quando tu hai un altro orgasmo.
- Ti piace usare il buco di dietro? A me sì!!
Oggi è la giornata delle sorprese. Una volta mi è già capitato con una ragazza di farlo ma non è stato granchè bello. A lei ha fatto tanto male e io mi sono ritratto. Però vorrei provare anche questo con te!
- Mi piace tantissimo – rispondo – ma serve un po’ di lubrificante.
- Sono fornitissima!
Mentre dici così ti alzi e apri il cassetto del comodino e tiri fuori l’olio per i bambini,
veramente ottimo per tutto, anche per questo.
Detto, fatto. Me ne butti un bel po’ sul pene e lo spargi bene bene. Poi ne metti un bel po’ sul tuo secondo buco e riprendi la posizione di prima, posizionando il missile sul nuovo obiettivo.
Poi lentamente inizi a penetrarti. L’olio fa bene il suo lavoro e in una manciata di secondi è prigioniero fino in fondo del tuo nuovo rifugio.
All’inizio non fai un fiato, ma poi inizi a cavalcare anche da quella posizione, alzando e abbassando le natiche davanti i miei occhi. Se esiste il paradiso, deve essere una cosa come questa, accidenti!
Dopo poco sei stanchissima e cambiamo posizione, ti metti in ginocchio davanti a me e io ricomincio da dove eravamo rimasti. Piano piano le tue urla si fanno più convinte e meno soffocate. D’altronde a quest’ora tutti i vicini lavorano e non vedo il motivo di frenarsi.
Fino a che un mio urlo mette fine a quella fantastica cavalcata.
E’ ora di un altro caffè, Aida.
Un animaletto domestico, docile, obbediente. Il suo sorriso si intravede dall’alto di un paio di jeans a vita bassa, oppure dal basso di una gonna spiritosa. Quando esce al guinzaglio della sua padroncina tutti l’ammirano per quello che è. Una meraviglia della natura, i due emisferi delle vecchie carte geografiche della scuola della nostra infanzia, due mondi che si abbracciano e si strofinano. Come la luna è la nostra compagna nelle notti insonni d’estate, così queste lune gemelle sono il pianeta attorno al quale noi satelliti mortali sognamo di appartenere, ogni volta che le vediamo discendere e risalire, ora una, ora l’altra, che giocano con la nostra fantasia e il nostro desiderio. Ma ci dobbiamo accontentare di ruotargli attorno, anche per l’eternità. Una torta alla panna, che ci ondeggia davanti agli occhi e che un paio di tacchi a spillo strappa via dal nostro respiro mozzato.
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