Un animaletto domestico, docile, obbediente. Il suo sorriso si intravede dall’alto di un paio di jeans a vita bassa, oppure dal basso di una gonna spiritosa. Quando esce al guinzaglio della sua padroncina tutti l’ammirano per quello che è. Una meraviglia della natura, i due emisferi delle vecchie carte geografiche della scuola della nostra infanzia, due mondi che si abbracciano e si strofinano. Come la luna è la nostra compagna nelle notti insonni d’estate, così queste lune gemelle sono il pianeta attorno al quale noi satelliti mortali sognamo di appartenere, ogni volta che le vediamo discendere e risalire, ora una, ora l’altra, che giocano con la nostra fantasia e il nostro desiderio. Ma ci dobbiamo accontentare di ruotargli attorno, anche per l’eternità. Una torta alla panna, che ci ondeggia davanti agli occhi e che un paio di tacchi a spillo strappa via dal nostro respiro mozzato.

lunedì 12 marzo 2012

Aida 2 - Una domenica al parco

Domenica mattina. Ma che giornata fantastica.
Barba, doccia ed eccomi qua. Sportivo ma non troppo, prendo la macchina e arrivo sotto casa tua. Abiti in un quartiere nuovo, un po’ fuori città. Non pensavo di fare tardi, ma me la sono presa un po’ comoda ed eccomi qua con dieci minuti di ritardo. Al primo appuntamento non va per niente bene.
Suono e tu mi apri in tuta. Non sei truccata, ma a me basta il tuo sorriso per capire che sei perfettamente a tuo agio.

- Marco, siediti che accendo il caffè e intanto finisco di preparare Andrea.

Meno male, il mio ritardo è passato inosservato. Qualche volta ho trovato donne che mi aspettavano in piedi, braccia conserte. Come a farmi capire, stronzo, sei in ritardo, cominciamo male. Sono contento che con te non ci siano problemi.
Aspetto disciplinatamente e bevo il mio caffè. Improvvisamente apparite tutti e due dal corridoio, tuo figlio e te.

- Ciao bello. Come ti chiami? Io mi chiamo Marco.

Tuo avrà otto anni e ha un bel ciuffo biondo sbarazzino. Non ha preso i tuoi colori, che sono molto mediterranei. Poi è molto diffidente e non lo nasconde per niente.

- Ciao. Chi sei?
- Sono un amico di mamma. Tu ti chiami Andrea, non è vero?
- Sì – dice lui guardandomi fisso le scarpe.
- Andiamo? Oggi ti porto vicino al mare, in pineta. C’è un parco bellissimo e possiamo anche giocare a pallone.
- Ma io non ho il pallone – mi fa lui, con tono di rimprovero.
- Non ti preoccupare, ce lo ho io! – faccio io, trionfante.

Un sorriso, finalmente. Poi alzo gli occhi e vedo te. Quando ridi sembri proprio Aida Yespica. Mi fai veramente impazzire!
Scendiamo e apro il bagagliaio. Prendo il pallone e lo consegno a Andrea.

- Tieni questo è tuo!
- Che bello mamma! E’ dell’Inter!!
- Hai visto che bravo Marco? Ha indovinato la tua squadra! Ti piace il pallone nuovo?

Nuovo. Dillo ancora. Fammi sentire quella “u” che mi manda fuori di testa!
Ok. Famigliola a bordo e si parte. Arriviamo in una mezzoretta e troviamo anche un bel posto. Meno male che tu, da brava donna di famiglia, hai organizzato tutto il pranzo, con tutto quello che serve. Panini, frutta, acqua e anche una crostata. E il plaid a quadri neri e azzurri, ovviamente!
Andrea gioca bene e ci divertiamo come dei pazzi, poi troviamo un’altra famiglia con tre ragazzini più o meno della sua età e riesco ad impegnarlo in una partitella con loro.
Così mi posso finalmente dedicare un po’ a te.

- Sei bravo con i bambini – esclami appena arrivo a sedermi vicino a te.
- Mi fanno impazzire, passerei delle ore con loro! – dico asciugandomi il sudore.

Tu non dici niente, ma pieghi leggermente la testa verso destra e mi guardi fisso negli occhi, sorridendo. Non so se ti piaccio quanto mi piaci tu, ma secondo me tanto schifo non ti faccio.

- Mi chiede sempre dove è il padre, ma io non so cosa dirgli. Ora gli sto dicendo che è partito per un lungo viaggio. Ma poi?

Ma poi? Che ti dico? Certo non è semplice.

- Penso che dovresti dirgli la verità. E dare la possibilità al padre di vedere comunque il figlio, ogni tanto.
- Quello stronzo? Mai! Che restasse con quella puttana di Enrica! – mi dici infuocata.

Così vengo a scoprire che il tuo ex si è messo con la tua (ex) migliore amica. Bella combriccola di vipere, non c’è che dire! E ovviamente non vuoi vedere più nessuno dei due!
Mi ci vuole un bel po’ per farti capire che il rancore non serve a nulla. Soprattutto ad Andrea. E poi a te, che devi rifarti una nuova vita, anche affettiva.

- A quello ci sto già pensando – mi dici con un sorrisetto che è un assist.
- Seriamente? – chiedo io, ributtando la palla dall’altra parte della rete.
- Non lo so. Ci devo pensare ancora un po’ – e respingi il mio attacco.

Uno a zero per te. Non sei molto intraprendente, vuoi che faccia io la prima mossa. La prossima non te la faccio passare liscia.

Andiamo al chioschetto a pochi metri a prendere il caffè. Buonissimo, tra l’altro, me ne ricorderò la prossima volta.

- Che fai domani mattina? Lavori? – chiedo io, lanciando la mia esca.
- No, sto a casa, devo finire ancora di sistemare la roba del trasloco, dopo due mesi.
- Vuoi che venga a darti una mano?
- Ma no, non ti disturbare, faccio da sola.
- Dai, che in due facciamo prima. Ci vediamo verso le nove.

I cinque secondi di silenzio che seguono mi fanno gelare il sangue. Forse sono stato troppo categorico.

- Va bene, ci conto allora.

Vorrei urlare dalla gioia, ma devo mantenere un contegno. Posso rilassarmi, le cose stanno andando come non osavo sperare.

Lunedì mattina. Ore 8.58. Esco dalla macchina e arrivo davanti al tuo portone.

- Che puntualità! – mi apri vestita con una tuta aderente che fa vedere veramente tutto, compreso quel perizoma nero che grida vendetta
- Dove cominciamo? – faccio io, con aria indifferente
- Dalla cantina, dobbiamo portare su un po’ di cartoni
- Andiamo.

Cominciamo a portare su la roba da sistemare. Sembriamo una coppia di sposini appena tornati dal viaggio di nozze. In un ora abbiamo quasi sistemato tutto.

- Caffè?
- Caffè! – faccio io, con un gesto di approvazione

Ci sediamo sul divano e ammiriamo il nostro lavoro. La vetrina della sala è ben sistemata e piena.
Siamo molto vicini e la tua coscia sinistra struscia sulla mia gamba destra. Mi giro e tu guardi nel vuoto, pensierosa.

- Che c’è?
- Niente – fai tu, scostando i capelli dal viso – ho pensato a quello che mi hai detto e penso tu abbia ragione. Domani chiamo il mio avvocato e organizziamo per fare in modo che Andrea veda il padre
- Bravissima – faccio io, dandoti una carezza sul viso. Tu appoggi il tuo viso sulla mia mano, strofinando la guancia e chiudendo gli occhi.

Ci siamo. Io continuo ad accarezzarti e tu continui a strofinare e baciare la mia mano ed il mio braccio. Comincio a baciarti la guancia, il collo e poi vado a segno.
Il tuo bacio è bellissimo e profondo. Mi prendi la mano e me la porti sul tuo culo. Sapevi che era quella la parte che più mi interessava.
Dopo pochi minuti, stiamo improvvisamente scomodi. Ci trasferiamo in camera e sgombriamo rapidamente il letto dagli scatoloni rimasti. Finalmente.
Tu ti sdrai di spalle e io inizio piano piano a spogliarti, come un bimbo scarta il suo regalo di natale. Mammamia che fantastica visione. Scanso il perizoma e comincio a baciarti, sempre più a fondo. Ad ogni bacio tu fai un sussulto. Vorrei che questo momento non finisse mai.
Tiro via tutto e finisco di spogliarmi. Alzo il tuo bacino e ti allargo le gambe. Inizio a giocherellare con il tuo clitoride e continuo a leccarti in mezzo ai due mappamondi. Quando l’umidità è al punto giusto, ti penetro.
Metto le mani da dietro sul tuo seno durissimo. I capezzoli sembrano dei chiodi. Mi metto poi in ginocchio per ammirare quella meraviglia.
Poi inizio, prima piano. Poi, tra i tuoi sospiri sento un incitamento.
Una prima botta forte. Tu fai un urlo strozzato. Poi metti la bocca sul braccio, per evitare di farti sentire. E io continuo e continuo, fino all’esplosione.
Sto in paradiso. Continuiamo a baciarci da tutte le parti. Io ti convinco a fare qualche foto, per ricordo. E soprattutto per immortalare tanta bellezza.
Si è fatto tardi e Andrea esce da scuola. Devo togliere il disturbo.
Ma bisogna finire di mettere a posto. Ci vediamo domani mattina.
Alle nove. Precise!

2-Continua

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