Un animaletto domestico, docile, obbediente. Il suo sorriso si intravede dall’alto di un paio di jeans a vita bassa, oppure dal basso di una gonna spiritosa. Quando esce al guinzaglio della sua padroncina tutti l’ammirano per quello che è. Una meraviglia della natura, i due emisferi delle vecchie carte geografiche della scuola della nostra infanzia, due mondi che si abbracciano e si strofinano. Come la luna è la nostra compagna nelle notti insonni d’estate, così queste lune gemelle sono il pianeta attorno al quale noi satelliti mortali sognamo di appartenere, ogni volta che le vediamo discendere e risalire, ora una, ora l’altra, che giocano con la nostra fantasia e il nostro desiderio. Ma ci dobbiamo accontentare di ruotargli attorno, anche per l’eternità. Una torta alla panna, che ci ondeggia davanti agli occhi e che un paio di tacchi a spillo strappa via dal nostro respiro mozzato.

venerdì 23 marzo 2012

Diane 3 - Due assieme è meglio di uno

La serata si era fatta a mano a mano più piacevole per entrambi. Io cominciavo a farle complimenti sempre più audaci e lei sembrava gradire alquanto. Dopo l’ultimo bicchiere di borgogna lei ormai era cotta al punto giusto e decisi di provare l’affondo.
-          - Ho un regalo per te - le dissi
Lei ovviamente mi chiese di cosa si trattasse ma io la tenni sulle corde.
-         - E’ un regalo un po’ speciale, che vorrei darti in un posto diverso da questo – le dissi guardandomi in giro
-          -Veramente? Dai dimmi cosa è!
-          -Niente da fare – feci io duro – paghiamo e usciamo, poi vedrai di che si tratta.
E così ci incamminammo per i viali di Parigi, verso la metro. Ormai tra noi c’era un bel feeling e camminavamo mano nella mano.
Lei mi chiese di accompagnarla a casa. Veniva spesso da quelle parti lei e sapeva come affittare una casa a poco prezzo.
Salimmo al quarto piano e lei si fermò davanti la porta, appoggiandosi di schiena.
-          Vuoi entrare? – mi fece lei.
-          Direi di si – feci io – devo darti il regalo.
Entrammo e ci sedemmo sul divanetto vicino alla televisione. Lei si mise in attesa, sciogliendo e riannodando la lunga coda bionda con un sorriso abbastanza esplicito.
Io, con naturalezza, estrassi il pacchettino dal giaccone e glielo porsi.
Lei guardò il pacchetto, poi guardò me. Come per dire, chissà che mi credevo fosse questo regalo, e comunque era sempre meglio se mi mettevi subito le mani addosso.
Io con molta calma le spiegai il funzionamento di quel regalo. Lei avrebbe dovuto mettere in bocca il cioccolatino con scritto “elle” e io il cioccolatino con scritto “il”. Poi, senza ingoiare, avremmo dovuto baciarci. La combinazione dei due sapori sarebbe stata fantastica.
Lei fece un’altra bella risata fragorosa, sollevata. Si fa roba, finalmente, avrà pensato.
Prese delicatamente il suo cioccolatino e lo mise tutto in bocca, chiudendo gli occhi. Io misi in bocca rapidamente il mio e la tirai verso di me, baciandola avidamente.
Devo dire che quel diavolo di pasticcere era veramente un mago della cioccolata. La combinazione tra la cioccolata bianca contenuta nel suo ed il fondente contenuto nel mio fecero in modo che le nostre lingue cercassero avidamente di assaporare tutto quel ben di dio, restando a massaggiarsi per un bel po’ di minuti. Fino a che la mia mano si allungò sul suo tostissimo culo americano.
Iniziai a scendere sul collo e a sbottonarle la camicetta. Lei era eccitata in modo incredibile e scattava come un puma ad ogni bacio. Quando iniziai a leccarle l'aureola dei capezzoli lei mi tolse la faccia e mi spinse dall’altra parte del divano, avventandosi come una furia sui miei pantaloni.
Mi slacciò rapidamente tutto e iniziò a baciare il mio amico, ben contento di quelle attenzioni al gusto di cioccolata.
Dopo un po’ mi prese la mano e mi portò nella sua camera. Io mi sdraiai sul letto e lei iniziò a spogliarsi lentamente, fino a restare in perizoma. Iniziò a fare una danza lenta e sensuale davanti allo specchio, così decidetti di non farmi scappare l’occasione.
-          Posso farti una foto? – le chiesi, quasi supplicandola.
Lei alzò le spalle, come per dire fai pure. E le feci un po’ di foto.
Mi salì addosso e mi sdraiò, infilandosi rapidamente quanto doveva nel posto giusto. Fu una cavalcata memorabile, con la sua coda sballonzolante e il suo seno quasi immobile, legato nel sobbalzare al resto del corpo.
Venne dopo pochi secondi, con un orgasmo violento che le provocò forti tremori, fino quasi a farla piangere dal piacere. Che roba, ragazzi.
Approfittando del momento, la presi e la girai, mettendola in ginocchio davanti a me. Le presi con la destra la coda e con la sinistra le pizzicavo il culo, ritmicamente. Devo dire che tra yeah, oh my god, babe, mi sembrava di essere il protagonista di un porno e questo mi eccitava ancora di più.
Venimmo insieme e io, per non essere da meno del suo strepitoso orgasmo, mi lasciai andare a qualche bel gemito di gradimento.
Facemmo l’amore ancora per un paio d’ore intensamente, poi ci addormentammo entrambi, rilassati.
Il giorno dopo era sabato e nessuno lavorava. Enrico era in giro con la moglie che era venuto a trovarlo e io mi svegliai nel letto di Diane. Ma lei non c’era.
Mi alzai per cercarla. E lei invece era in cucina. Si era infilato un bel perizomino rosso e mi stava preparando una bella sostanziosa colazione stile english breakfast, con tanto di uova e pancetta. Le feci un’altra foto e apprezzai molto sia la colazione che ovviamente il resto del weekend.
Fu un un piacere lavorare quel mese a Parigi. Davvero davvero.

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