Un animaletto domestico, docile, obbediente. Il suo sorriso si intravede dall’alto di un paio di jeans a vita bassa, oppure dal basso di una gonna spiritosa. Quando esce al guinzaglio della sua padroncina tutti l’ammirano per quello che è. Una meraviglia della natura, i due emisferi delle vecchie carte geografiche della scuola della nostra infanzia, due mondi che si abbracciano e si strofinano. Come la luna è la nostra compagna nelle notti insonni d’estate, così queste lune gemelle sono il pianeta attorno al quale noi satelliti mortali sognamo di appartenere, ogni volta che le vediamo discendere e risalire, ora una, ora l’altra, che giocano con la nostra fantasia e il nostro desiderio. Ma ci dobbiamo accontentare di ruotargli attorno, anche per l’eternità. Una torta alla panna, che ci ondeggia davanti agli occhi e che un paio di tacchi a spillo strappa via dal nostro respiro mozzato.

sabato 10 marzo 2012

Aida 1 - Come ti ho conosciuto


Mi piace fare la spesa. Aprire tutti gli sportelli della cucina, vedere se c’è lo zucchero, l’olio, il sale e preparare la lista. Mi piace girare per le corsie del supermercato e gustarmi la varia umanità che frequenta il posto.
Preferisco andarci la mattina, vero le dieci. A quell’ora, le donne hanno accompagnato i figli a scuola, hanno preso il caffè con le amiche e passano da quelle parti per comprare quelle quattro cose che servono per il pranzo. E io sto lì.
Stamattina c’eri tu. Ti chiamerò Aida, Come Aida Yespica. Perché secondo me le assomigli tanto. Gli occhi un po’ a mandorla, i lunghi capelli lisci e il viso sottile. E, soprattutto, un paio di jeans un po’ laceri, sotto i quali tondeggiava una specie di mappamondo, che tu portavi a spasso su un paio di tacchi dodici con una disinvoltura degna della più smaliziata frequentatrice di passerelle.
E invece, per vedere di che pasta eri fatta, ti ho seguito fino al banco del pane, per sentire la tua voce.

-Tre ciabattine

Ma che bella voce. Profonda e armoniosa. Chissà di dove sei. Poi il ragazzo del pane ti chiede di provare quel nuovo tipo di pane con le noci.

-E’ nuovo?

Fantastica. Ti è uscita quella fantastica “u” arrotata, che mi fa impazzire. Sei napoletana. Io impazzisco per le donne napoletane. E a te non manca nulla. Sei bellissima, hai un gran bel culo, sei sensuale e napoletana. Potrei anche morire, per una donna così. Non subito, però.
Ho deciso che ti devo conoscere. E a giudicare da come ti guardano tutti gli uomini, non sono il solo. Ci sono anche molte altre donne che ti guardano. Ma secondo me, non provano la stessa cosa per te. O forse sì. Sei talmente bella che è impossibile non ammirarti.

Quasi inebetito, seguo il tuo panettone a distanza, spingendo il mio carrello ancora vuoto. Imbocchi la corsia dei detersivi e ti fermi davanti agli ammorbidenti. Poi allunghi il braccio fino all’ultimo piano.
I tacchi sono belli per chi guarda. Ma per chi li porta richiedono molta attenzione, a tutti i movimenti. E così succede che il peso della bottiglia di ammorbidente ti fa sbilanciare ed è come cadere dal primo piano.

-Tutto a posto?
In un attimo ho lasciato il carrello e sono piombato dalle tue parti. Ti ho messo le mani sotto le ascelle e ti sorreggo, mentre tu cerchi di capire cosa è successo. Guardo dietro la tua nuca e intravedo una piccola corona tatuata, sotto il collo.
-Sì. Credo di si.
Riesco a tirarti su. A fatica mi libero di un paio di aiutanti volontari che hanno avuto la mia stessa idea. Mi dispiace, questa l’ho vista prima io. Girare al largo.
Così cominciamo a parlare del più e del meno. E vengo a scoprire un paio di cose interessanti. Ti sei appena trasferita in città e, cosa più importante, sei separata.
Bene. Molto bene.
Decido di fare subito un passo concreto. Per due validi motivi.
Prima di tutto, se non lo faccio ora, chissà quando ti becco più. Mica la fortuna passa due volte nello stesso posto. E fino ad ora ho fatto tutto bene.
Poi, se già mi hai detto che sei separata, nonostante tu mi conosca da poco più di venti minuti, mi dà parecchio da pensare.
Chiedo ancora se è tutto a posto. Zoppichi vistosamente e mi dici che va tutto bene. Decido di abbandonare il mio carrello al suo destino e mi offro, come un cavaliere della tavola rotonda, di aiutarti con la spesa.
Tu abbozzi, come da copione, un minimo di resistenza. Brava Aida. Sei prevedibile, ma proprio per questo bisogna aspettarsi la sorpresa.
Arrivo vicino alla macchina e da bravo sistemo quel po’ di spesa nel bagagliaio. Una macchina piccola ma attrezzata per ospitare un bimbo piccolo, massimo quattro anni.
Beh. Inutile dire che non me lo aspettavo. Ma è un ostacolo facilmente aggirabile. Anzi.
Colgo la palla al balzo e ti chiedo del bimbo. Tu ti illumini del tuo sorriso che ormai ho imparato a conoscere.
Ho la strada spianata. Mi offro di accompagnarti domenica in un parco giochi, in modo da passare una bella giornata assieme, come una bella famigliola. E tu accetti con entusiasmo.
Una grande giornata, grandissima direi. Ho il tuo numero in rubrica e non vedo l’ora che venga domenica.


1-Continua


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